PAURA, ANSIA, PANICO

“Non esiste il coraggio in natura. In natura esiste la paura.Per questo è più facile avere paura che avere coraggio; la paura viene da sé, non occorre andarla a cercare”.

(V. G. Rossi)

Paura, ansia, panico

La paura è una delle emozioni fondamentali dell’essere umano e ha una funzione sostanziale sia nel corso dello sviluppo dell’individuo che nell’evoluzione della specie, in quanto permette di riconoscere eventuali pericoli e di agire per la propria salvaguardia. La paura si accompagna infatti a una serie di reazioni psicofisiologiche legate all’attivazione dell’amigdala e del sistema nervoso autonomo, che mettono l’organismo in uno stato di allerta e lo predispongono ad una reazione di attacco o di fuga di fronte allo stimolo minaccioso, fornendo immediata energia ai muscoli.

Le alterazioni fisiche che avvertiamo quando ci sentiamo spaventati costituiscono ciò che viene comunemente identificato come “ansia” e comprendono palpitazioni, tachicardia, tensione muscolare, aumento della pressione sanguigna, vasocostrizione, ipersudorazione e insonnia. Dal punto di vista psicologico, l’ansia comporta uno stato di forte apprensione, preoccupazione, nervosismo e insicurezza.

Queste reazioni sono utili e funzionali quando ci troviamo a fronteggiare un’aggressione o qualsiasi evento rappresenti una reale minaccia alla nostra incolumità: l’ansia è fisiologica quando ci prepara ad affrontare in maniera adattiva un compito o una situazione difficile, garantendo un livello di attivazione dell’organismo necessario a reagire in maniera adeguata.

Tuttavia a volte l’ansia si rivela sproporzionata rispetto alla reale pericolosità dello stimolo che la scatena e può limitare la vita di una persona fino a diventare invalidante. Accade ad esempio di aver paura dei piccioni, al punto di non riuscire a passeggiare in molte delle piazze più belle d’Italia; c’è chi ha paura degli aghi e vive come una vera e propria tortura un semplice prelievo di sangue; chi avverte un forte stato d’ansia all’idea di guidare e si costringe a lunghi percorsi con i mezzi pubblici pur di non usare l’auto.

Potenzialmente, qualsiasi cosa può diventare oggetto di paura e molte paure tendono a generalizzare fino ad includere diversi oggetti o situazioni simili a quelli che l’hanno scatenata in origine: non di rado ad esempio, la paura degli spazi aperti si traduce nell’impossibilità di allontanarsi da casa. Spesso inoltre sono le stesse sensazioni fisiche associate alla paura ad innescare nella persona ulteriori reazioni di allarme, in un’escalation che porta alle manifestazioni estreme dell’attacco di panico, “la paura della paura”, così ben descritto da Simona Vinci nel suo libro “Parla, mia paura”:

“Come si fa a definire quella particolare paura – che non è la paura di qualcosa di reale, concreto, riscontrabile, evidente, ma una paura irrazionale e pervasiva che fa del corpo, del sistema cardiocircolatorio, respiratorio e vasomotorio l’onda del ciclone, il punto preciso da cui ha origine un terremoto, il cuore di un incendio spaventoso, l’abisso più nero – che è l’attacco d’ansia o peggio ancora l’attacco di panico? Impressione di cadere, di precipitare in un vuoto infinito, di esplodere, di impazzire, di essere sul punto di morire (…) ”

PAURA, ANSIA E PANICO: LE STRATEGIE (DISFUNZIONALI) PIÙ COMUNI

La vita si restringe o si espande in proporzione al nostro coraggio o, viceversa, alla nostra paura.
(Anaïs Nin)

L’approccio strategico ha individuato alcuni comportamenti che le persone tendono ad adottare con lo scopo di fronteggiare la paura e le sue manifestazioni sotto forma di ansia e panico. Si tratta generalmente di strategie che permettono di ottenere un sollievo immediato ma che si rivelano deleterie nei loro effetti a lungo termine, in quanto tendono ad amplificare la sensazione indesiderata e a limitare in modo molto significativo la vita dell’individuo, strutturando nel tempo veri e propri disturbi.

Diversi sono i disturbi che hanno alla base la paura o l’ansia: fobie specifiche, disturbo di panico, agorafobia, ansia generalizzata, per citarne alcuni tra quelli individuati dal DSM – 5, il manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali. L’ansia si manifesta inoltre in un ampio spettro di condizioni, ad esempio sotto forma di ansia da prestazione nei disturbi sessuali, come “ansia di malattia” nell’ipocondria, nel disturbo post traumatico da stress in risposta al ricordo o all’immagine di eventi traumatici vissuti dall’individuo, nel disturbo ossessivo-compulsivo.

Alcuni tra i comportamenti che le persone mettono in atto con maggiore frequenza di fronte alla paura, all’ansia o al panico, in misura più o meno accentuata a seconda del tipo di problematica, sono i seguenti:

  • evitare le situazioni o gli stimoli ritenuti pericolosi o minacciosi;
  • parlare del problema;
  • richiedere aiuto e rassicurazioni;
  • prendere precauzioni;
  • tentare di controllare le proprie reazioni fisiologiche;
  • eseguire rituali.

Ma perché si tratta di strategie disfunzionali?

Le strategie citate hanno l’effetto di produrre un sollievo immediato, seppur temporaneo: se evito qualcosa che mi fa paura, non sperimento tutta una serie di sensazioni spiacevoli; se parlo e condivido con gli altri i miei timori lì per lì sento di essermi sfogato e mi sento meglio; se qualcuno mi aiuta ad affrontare una situazione che mi mette in difficoltà, magari accompagnandomi o sostituendosi a me, sul momento mi dà conforto o mi risolve un problema; se prendo precauzioni riduco le probabilità che si verifichino le circostanze che mi creano disagio, così non dovrò affrontarle; se l’ansia sale e il cuore batte forte, il respiro accelera e il sudore aumenta, posso cercare di stare calmo, concentrandomi sui miei parametri fisiologici illudendomi di averne il controllo; eseguire il rituale mi permette di placare l’ansia.

Ma cosa succede a lungo termine, quando le strategie si irrigidiscono e vengono ripetute stabilmente?

Giorno dopo giorno ogni evitamento apre progressivamente la strada ad ulteriori evitamenti e il ventaglio delle situazioni che non è possibile affrontare e che incutono timore si amplia; parlare continuamente del problema amplifica la sensazione di paura anziché ridurla: più se ne parla più il pericolo diventa reale; ricevere aiuto e rassicurazioni conferma la pericolosità di ciò di cui si ha paura ed evidenzia la propria incapacità di farvi fronte in maniera autonoma, inducendo a dubitare ancor di più delle proprie risorse; le precauzioni aumentano il senso di insicurezza; monitorare le proprie reazioni fisiologiche legate all’ansia, imponendosi di produrre volontariamente uno stato di calma conduce all’esperienza del “tentativo di controllo che fa perdere il controllo”, provocando non di rado un attacco di panico; infine, il rituale rischia di funzionare così bene come modalità per sedare l’ansia da non riuscire più a farne a meno, al punto che il rituale stesso diventa il problema che invalida la vita quotidiana, perché risulta irrinunciabile e al di fuori del proprio controllo.

I comportamenti descritti sono solo alcuni tra i tentativi di soluzione che è possibile osservare in chi si trova a confrontarsi con problemi legati alla paura, all’ansia e al panico, e sono emblematici di come una strategia che in un primo momento può sembrare efficace possa invece determinare un peggioramento della situazione.

PAURA, ANSIA E PANICO: L’INTERVENTO STRATEGICO

Proprio le strategie disfunzionali che le persone utilizzano per risolvere i propri problemi e superare le proprie difficoltà rappresentano il bersaglio dell’intervento strategico, che dopo averle individuate agisce in modo da modificarle e interromperle, fornendo alla persona strumenti alternativi realmente utili ed efficaci.

Attraverso protocolli d’intervento costruiti ad hoc per le diverse problematiche legate alla paura, all'ansia e al panico, l’intervento strategico si avvale di tecniche e stratagemmi che portano la persona a confrontarsi gradualmente con le circostanze temute, fornendole al contempo strumenti concreti e funzionali per fronteggiarle. In tempi brevi e attraverso un percorso, l’intervento strategico permette di vivere reali esperienze di cambiamento, attraverso le quali la persona recupera le proprie risorse personali e inizia o torna a padroneggiare le situazioni che erano fonte di disagio.