Claustrofobia e risonanza magnetica: come affrontare la paura?

Claustrofobia e risonanza magnetica: come affrontare la paura?

La risonanza magnetica è un moderno strumento di indagine che permette di visualizzare i nostri organi interni, così da poter diagnosticare molte patologie già negli stadi iniziali. Tuttavia, sebbene abbia poche controindicazioni, per chi soffre di claustrofobia può essere molto difficile, se non impossibile, affrontarla.    

La paura dei luoghi chiusi, degli spazi ristretti o angusti può infatti determinare una reazione ansiosa solo all’idea di essere inseriti nel tunnel che compone il macchinario. La consulenza psicologica strategica può essere un valido aiuto per chi deve sottoporsi a una risonanza magnetica e soffre di claustrofobia.

 

La mia esperienza

La prima volta che mi sono sottoposta a una risonanza magnetica non sapevo di soffrire di claustrofobia. L’ho scoperto una volta inserita nel macchinario: il tunnel, lungo e stretto, immediatamente mi ha fatto sentire senza via di uscita, con la sensazione di soffocare. In quella circostanza ho avuto un vero e proprio attacco di panico ed è stato molto difficile portare a termine l’esame.

Dopo questa esperienza, per anni non mi sono più preoccupata del problema, finché recentemente ho dovuto affrontare di nuovo questo esame: come fare? Speravo di aggirare l’ostacolo utilizzando un macchinario aperto di nuova generazione, ma non c’era questa possibilità. In mancanza di alternative, ho affrontato la mia paura utilizzando in prima persona le tecniche strategiche. Ad oggi mi sono sottoposta diverse volte a questo esame, senza avere più problemi di claustrofobia!

Nelle sale d’attesa ho incontrato però diverse persone spaventate all’idea di sottoporsi a una risonanza magnetica; una di loro mi ha raccontato di aver persino rifiutato l’esame, per via dell’ansia che le creava, nonostante avesse un serio problema di salute. Ho pensato quindi di condividere in questo articolo alcuni spunti utili per chi soffre di claustrofobia e deve affrontare una risonanza magnetica.

 

Claustrofobia: la paura degli spazi chiusi

Il termine “claustrofobia” deriva dal latino “claustrum”, che indica un luogo chiuso, uno spazio ristretto o angusto; come tutte le fobie, si caratterizza per una paura eccessiva e irrazionale, in questo caso degli spazi chiusi.

Chi soffre di claustrofobia avverte quindi preoccupazione e ansia quando si trova in spazi chiusi e ristretti. Ne sono un esempio la metropolitana, l’ascensore, i tunnel (come quello della risonanza magnetica, appunto!) o i luoghi in cui si sente di non potersi muovere. In queste situazioni scatta una reazione di allarme, si ha paura di soffocare, ci si sente in trappola e in pericolo e si avverte l’urgenza di allontanarsi.

Tra le reazioni più frequenti si osservano quelle tipiche degli stati ansiosi: affanno, aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, sudorazione, nausea, vertigini, tremori, sensazioni di intorpidimento e formicolii al volto o alle estremità. Se si è costretti a rimanere nella situazione claustrofobica, nei casi più gravi si può sperimentare un attacco di panico.

 

Non sapevo di essere claustrofobico, eppure ho avuto un attacco di panico: come mai?

Talvolta le fobie insorgono proprio in seguito a un evento che ha scatenato in noi una paura talmente potente da provocare il panico. Se non abbiamo mai sofferto di claustrofobia, l’idea di una risonanza magnetica potrebbe non spaventarci finché la paura non si manifesta proprio durante l’esame.

A questo punto l’istinto è quello di concentrarci sulle nostre sensazioni: il battito del cuore che accelera, la frequenza del respiro che aumenta, i muscoli che si contraggono… Proprio l’attenzione focalizzata sulle sensazioni fa sì che si accentuino.

Inoltre, la presenza di altre persone (nel caso della risonanza, i tecnici, gli infermieri o i medici) ci  imbarazza e così proviamo a controllare le sensazioni sgradite. Il paradosso, però, è che, più cerchiamo di controllarle volontariamente, più le esasperiamo, arrivando al panico.

Dopo questo tipo di esperienza, la risonanza magnetica verrà associata all’ansia estrema e avremo paura di poter rivivere le stesse sensazioni in occasioni successive, o in ambienti simili: si instaura così non solo la claustrofobia ma anche la paura della paura, che ci spinge ad evitare tutte le situazioni che potrebbero scatenarla.

 

Cosa fa chi soffre di claustrofobia?

Nella soluzione dei problemi, l’approccio strategico considera fondamentale l’analisi ed il blocco delle cosiddette “tentate soluzioni disfunzionali”: quei tentativi che la persona ha già fatto per cercare di superare la difficoltà specifica ma che non hanno funzionato.

Nel caso della claustrofobia, come per le altre tipologie di fobia, la strategia principale che viene messa in campo è l’evitamento: se penso che una situazione possa generare in me una reazione di disagio, paura, ansia o panico, semplicemente evito di affrontarla.

I luoghi o le situazioni che generano claustrofobia non sono gli stessi per tutti. Io, per esempio, non ho mai avuto difficoltà a prendere l’ascensore, ma sono stata colta dal panico nel tunnel della risonanza magnetica; le situazioni evitate variano pertanto da individuo a individuo.

L’evitamento apparentemente permette di gestire piuttosto bene la claustrofobia che così, grazie a piccoli e grandi accorgimenti, cessa di manifestarsi.

 

L’evitamento: gli effetti a lungo termine

Evitare le situazioni che provocano claustrofobia produce quindi sul momento una sensazione di sollievo. Ma quali sono gli effetti a lungo termine?

Innanzitutto, più evitiamo le situazioni che ci spaventano, meno le conosceremo e ciò che non conosciamo ci fa più paura. Se non ci confrontiamo direttamente con ciò che temiamo, lasciamo ampio spazio all’immaginazione, che spesso è in grado di produrre mostri peggiori della realtà!

L’evitamento può anche innescare un effetto a catena: inizi ad evitare i luoghi angusti, come l’ascensore, poi ti viene il dubbio che potresti provare le stesse sensazioni in metropolitana, quindi inizi ad evitarla e dopo un  po’ ti scopri ad evitare anche i tunnel in autostrada e i negozi poco spaziosi, finché anche una stanza con le finestre chiuse ti provoca claustrofobia.

Inoltre, ogni volta che evitiamo, confermiamo a noi stessi la nostra incapacità di gestire la situazione evitata e perdiamo l’occasione di sviluppare competenze utili per tenere a bada la paura. L’ansia ci coglierà  perciò impreparati anche nelle occasioni successive, fino a scatenare veri e propri attacchi di panico nel momento in cui saremo costretti ad affrontare ciò che temiamo.

Infine, se può essere semplice scegliere i mezzi di superficie al posto della metropolitana e a malincuore si può rinunciare alla cappella sistina per via della scalinata angusta, in alcuni casi la claustrofobia può avere serie ripercussioni sulla vita di chi ne soffre.

Evitare una risonanza magnetica, ad esempio, significa privarsi di uno strumento fondamentale per diagnosticare patologie anche molto serie, rischiando di compromettere la propria salute.

 

Soffri di claustrofobia e devi sottoporti a una risonanza magnetica? Come posso aiutarti

La consulenza psicologica ad approccio strategico può essere di grande aiuto per superare la claustrofobia, anche quando quest’ultima è legata all’esigenza di sottoporsi alle moderne tecniche di diagnostica per immagini, quale la risonanza magnetica.

Si tratta di un intervento psicologico breve, che ritengo utile soprattutto per chi è già consapevole di soffrire di claustrofobia e ha in programma una risonanza magnetica o dovrà sottoporsi alla risonanza magnetica con una certa frequenza, come accade ad esempio durante i percorsi di cure oncologiche. Riuscire a sottoporsi all’esame, infatti, è fondamentale  in questi casi; poterlo fare senza ansia contribuisce ad alleviare il carico di stress che queste patologie comportano.

Lavoreremo insieme, fin dalla prima seduta, per aiutarti ad affrontare l’esame con la maggiore serenità possibile. Utilizzeremo tecniche che ti permetteranno di confrontarti con la paura e di padroneggiare i sintomi ansiosi. Lo faremo gradualmente, partendo semplicemente dall’immaginare la situazione che temi, finché non sentirai di avere tutti gli strumenti per sottoporti con fiducia alla risonanza.

I nostri incontri saranno focalizzati esclusivamente sulla claustrofobia: troveremo una soluzione che ti permetta di affrontare le situazioni che finora sei stato costretto ad evitare o che vivi con grande ansia.

 

Una strategia “last-minute”!

Stai leggendo questo articolo la sera prima di sottoporti a una risonanza magnetica, in cerca di consigli anti-panico? Un vecchio detto dice: “occhio non vede, cuore non duole”. Infatti, spesso viene consigliato di tenere gli occhi chiusi durante l’esame, così da non rendersi conto della dimensione del tunnel in cui si viene inseriti.

Probabilmente però, se soffri di claustrofobia, sentirai il bisogno di tenere tutto sotto controllo: a un certo punto aprirai gli occhi per capire cosa succede, con il rischio di venire colto da una crisi d’ansia. A me è successo così, in occasione della mia prima risonanza magnetica!.

Un trucchetto dell’ultimo minuto? Porta con te una mascherina per gli occhi, di quelle che si usano per dormire; chiedi di poterla indossare durante l’esame, calandola sugli occhi non appena ti sdrai sul lettino. La mascherina ti impedisce di cedere alla tentazione di guardarti intorno per controllare, così sarai più rilassato durante l’esame. Percepirai solo l’aria fresca sul tuo viso, che previene la sensazione di soffocamento.